I nativi digitali e il loro cervello...

Cari ragazzi non è una novità che gli adulti discutano sugli effetti che il troppo tempo trascorso con strumenti tecnologici in mano possa avere sullo sviluppo delle vostre capacità cognitive e del vostro comportamento sociale. Ora che abbiamo studiato il sistema nervoso, però, possiamo riflettere insieme per capire quello che la scienza comincia a scoprire su questa questione che vi vede protagonisti assoluti.
Vi chiamano "nativi digitali" perché siete nati e cresciuti in un mondo saturato dagli strumenti digitali (computer, tablet, smartphone) e non vi ricordate di un mondo senza Internet.
Una ricerca su un campione di giovani statunitensi ha concluso che un tempo dalle 6 alle 9 ore giornaliere è impiegato per attività in "connessione", "A day not wired is a day not lived", si potrebbe dire... È quindi lecito e anche indispensabile chiedersi che tipo di influenza questo comportamento possa avere su di voi. La risposta è importante perché voi state attraversando un periodo della vita molto complicato, l'adolescenza. L'adolescenza, intesa come il periodo che va dai 10 ai 22 anni, è un periodo di grandi cambiamenti a livello fisiologico, comportamentale e cognitivo. In particolare, è questa la fase in cui il rapporto con i coetanei diventa centrale nella propria vita e l'accettazione o il rifiuto da parte loro può determinare reazioni emotive sproporzionate. Cerchiamo di capire in primo luogo cosa accade nel vostro cervello.

(Immagine ripresa da Wikipedia)

Esiste una tecnica, chiamata fMRI (Functional Magnetic Resonance Imaging), che permette di osservare il cervello "in vivo" mentre funziona. Ciò significa che i neurobiologi possono "vedere in diretta" cosa accade nel cervello in diverse situazioni. Grazie a questa tecnica si è visto che lo sviluppo cognitivo e socio-affettivo adolescenziale è accompagnato da vistosi cambiamenti neurologici. Questi cambiamenti sono sia strutturali che funzionali. Le connessioni di materia bianca (gli assoni) aumentano permettendo un miglior collegamento tra le varie parti del cervello e, conseguentemente, un miglior controllo comportamentale. Per esempio, maturando un adolescente sa attendere un tempo maggiore per una ricompensa. I neuroni aumentano, inoltre, di numero dalla nascita fino all'adolescenza e si connettono tra di loro. Infatti, nel bambino si ha la maggior densità di sinapsi, le quali poi subiscono il fenomeno del pruning, cioè della "potatura". Potremmo dire, molto semplicemente, che le connessioni "non utili" vengono successivamente eliminate. La velocità di "potatura" aumenta in fase adolescenziale. Le esperienze vissute realmente o virtualmente in questa fase della vita, quindi, determinano quali saranno le reti neuronali più utilizzate, tali da non essere "potate" e rimanere nella corteccia.
E non finisce qui. Le sinapsi formano la cosiddetta materia grigia del cervello, il cui volume è massimo prima dei 10 anni. I cambiamenti nella materia grigia sono molti in fase adolescenziale e riguardano diverse parti del cervello nelle diverse fasi di questo periodo di crescita. In particolare, le regioni della corteccia coinvolte nel comportamento sociale e nella comunicazione interpersonale (mediale-frontale, temporale superiore e la giunzione parietale-temporale) sono sede di imponenti variazioni a livello della materia grigia. Anche le regioni subcorticali, come l'amigdala, coinvolta nelle emozioni e nella "gestione emozionale" delle relazioni sociali, sono oggetto di cambiamenti strutturali e funzionali durante l'adolescenza. Se, quindi, il cervello cambia e lo fa in maniera imponente in questa fase della vita, tutto ciò che può interferire nel bene e nel male con questi cambiamenti deve essere rigorosamente preso in esame. L'uso dei dispositivi tecnologici e l'interazione sociale "virtuale" sono, senza dubbio, tra le attività che plasmano il cervello. È un imperativo, allora, capirne i meccanismi.

Il grafico mostra come, durante l'adolescenza, i ragazzi soffrano se rifiutati dai coetanei.
Negli adulti, invece, prevale un atteggiamento di autoprotezione nei confronti del rigetto da parte di altri adulti.
(Immagine ripresa da Rodman et al., 2017)

La scienza non ha ancora risposte definitive e molti degli studi dedicati a questo tema sono ancora in corso. Uno dei fenomeni che è stato preso in considerazione già da tempo riguarda la reazione degli adolescenti all'ostracismo da parte di coetanei in rete. Ostracismo è un termine che significa, in breve, "emarginare qualcuno da un gruppo" ed è un atto di bullismo (in questo caso di cyberbullismo). Una decina di anni fa i neurobiologi hanno inventato un "gioco" online che si chiamava "Cyberball" in cui i giocatori potevano sperimentare e simulare relazioni sociali virtuali caratterizzate da situazioni di emarginazione ed esclusione dal gruppo. Durante "il gioco" il loro cervello veniva monitorato mediante la tecnica fMRI. Gli adolescenti che subivano ostracismo da parte dei coetanei mostravano attività in regioni cerebrali coinvolte spesso anche nella depressione giovanile. Al contrario, i soggetti che venivano accettati online attivavano le regioni del cervello collegate al piacere e alla gratificazione. Per quanto banale possa sembrare questo risultato, l'osservazione in diretta degli effetti dell'ostracismo da parte di coetanei in particolari aree del cervello evidenzia che i circuiti neuronali colpiti sono proprio quelli che in questa delicata fase della vita contribuiscono, per esempio, allo sviluppo di una propria autostima. Lo studio ha inoltre evidenziato che gli effetti dell'ostracismo sono spesso amplificati dalla maggiore sensibilità al giudizio degli altri in fase adolescenziale, mentre diventano sempre meno importanti con l'aumentare dell'età del soggetto analizzato. I neurobiologi ci dicono, quindi, ciò che forse sapevamo già. Le ore trascorse online sono esperienze che plasmano il nostro cervello. Dobbiamo assolutamente saper usare questo tempo in maniera corretta.
È importante ricordare qui che i bambini e gli adolescenti imparano spesso per imitazione. Osservare comportamenti non corretti online tenuti da adulti, in qualche modo, legittima i più giovani ad imitare questo atteggiamento di "normale macanza di rispetto" per gli altri. Genitori, insegnanti e, perché no politici, dovrebbero mantenere un "comportamento online" impeccabile e fornire modelli di "fair play" per i propri figli, studenti e cittadini. Forse un'utopia in questo periodo?
Sappiamo che l'uso di Internet può modificare il nostro cervello, sappiamo che gli adolescenti sono più influenzabili di altri soggetti, sappiamo che il potenziale educativo della rete è infinito e allora cosa aspettiamo? Dobbiamo semplicemente insegnare ai piccoli a usare il mondo virtuale in maniera corretta e considerare il proprio smartphone come l'oggetto in cui cercare e trovare conoscenza per plasmare positivamente i propri circuiti neuronali.

Referenze

Crone & Konijn (2018) Media use and brain development during adolescence. Nature Communications, 9:588.

Schwartz and Petrova (2018) Fostering healthy identity development in adolescence. Nature Human Behaviour 2: 110–111.

Rodman et al. (2017) Development of self-protective biases in response to social evaluative feedback. PNAS, 114: 13158-13163.

Manuela Casasoli (manuela_casasoli@yahoo.it)